Polo Artistico e Culturale Le Rosine
La nostra storia
Le Rosine: un’istituzione nata per sostenere e valorizzare le donne
Tra le tante cose che colpiscono delle Rosine e della loro storia c’è la loro modernità. I principi su cui è stato fondato il loro ordine religioso hanno anticipato di due secoli alcuni dei capisaldi della “valorizzazione della donna nella società”.
La fondatrice Rosa Govone nasce a Mondovì il 26 novembre 1706 e muore a Torino nel 1776, era una terziaria domenicana, conosciuta con il nome di “Madre Rosa”.
Nel 1742 apre a Mondovì l’ “Educatorio delle Rosine”, una casa per “raccogliere povere figlie abbandonate, ma abili al lavoro, per allevarle secondo i principi cristiani”.
Voleva che la sua comunità femminile sopravvivesse unicamente grazie alle sue capacità produttive.
Le giovani accolte imparavano un mestiere, lavoravano e ricevevano un’adeguata istruzione al fine di costituirsi una dote, materiale e culturale, e un domani poter uscire dalla comunità religiosa per scegliere la propria vita.
Ecco perché il motto – ancora oggi presente dopo due secoli e mezzo sul portone d’ingresso della sede torinese – è “Vivrai dell’opera delle tue mani”.
Nel 1756 Madre Rosa Govone lascia Mondovì e si trasferisce a Torino e dopo un breve periodo ottiene da Carlo Emanuele III di Savoia l’assegnazione dei fabbricati dell’antico ospedale del Santo Sudario, che erano appartenuti all’ordine religioso Fatebenefratelli.
Lì apre l’“Opificio” delle Rosine era autosufficiente grazie alla vendita di manufatti tessili, prodotti nei laboratori interni.
Il progetto di Madre Rosa era ambizioso, perché era la prima volta che un’Opera assistenziale basava la sua sopravvivenza unicamente sulle proprie capacità produttive.
Nel 1898 le Rosine erano in totale 292, tra la casa di Torino e le altre. Le ragazze erano accettate in comunità a partire dai tredici di età fino ai venticinque.
La formazione al lavoro, effettuata da Maestre rosine professioniste, consisteva nella tessitura e filatura della seta, della lana e del cotone, oltre che nella fattura di guanti, cappelli e in lavori di ricamo e passamaneria.
Con la morte della fondatrice tutte le case delle Rosine del Piemonte hanno continuato la loro attività di accoglienza e l’attività manifatturiera, a dimostrazione di quanto il progetto e l’intuizione di Rosa Govone fossero giusti. Infatti, l’eredità di Rosa Govone è passata indenne tra le grandi vicende della Storia, dalla Rivoluzione francese, al Risorgimento italiano, ai due conflitti mondiali… per continuare a dare i suoi frutti nel tempo e arrivare fino a noi, oggi.
Le Rosine si sono dedicate dalla seconda meta’ del 1800 anche all’insegnamento, aprendo scuole elementari e materne. Nei locali dell’Istituto di Torino si tenevano rinomati e ambìti corsi di cucito, di ricamo, disegno, pittura, di lingua francese, musica (pianoforte e violino) e di cucina. C’era anche un teatro che ospitava numerose rappresentazioni.
Nel 1955, nella manica Maria Teresa D’Asburgo Lorena, detta del Talucchi (dal nome dell’architetto che l’ha progettata), è stato aperto un convitto femminile intitolato a Rosa Govone, tuttora attivo ma non gestito direttamente dall’Istituto. Il convitto, oggi come allora, accoglie donne e ragazze che lavorano o frequentano facoltà universitarie a Torino.
La gestione dell’Istituto delle Rosine, che giuridicamente riveste la natura di Ente di diritto privato – Fondazione, è affidata ad Consiglio di amministrazione.
Nella casa madre torinese, vivono ancora le Rosine, sotto la guida della Madre superiora Ausilia Concas.
La storia della madre superiora Ausilia Concas
La Rosina Giovanna; ” …io dipingo con l’ago… “
L’ Istituto delle Rosine
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